Mi sembra giusto iniziare il percorso dei fondamentali dal punto di vista psico-motivazionale, da quello che è stato il mio ruolo, contestualizzandolo nel processo di cambiamento sviluppatosi negli ultimi 30 anni. Infatti nel contesto di allora, esistevano dei ruoli precisi e definiti. Il non rientrare in questi ruoli era percepito come un limite, e non trovavi spazio perché eri considerato inadeguato, e per questo tutte le squadre erano formate da giocatori con competenze specifiche e definite:
PLAYMAKER i cui compiti erano quelli di far giocare la squadra sacrificando il proprio ego e tirando al massimo un 2/3 tiri a partita…esempio su tutti Ossola.
GUARDIE e ALI erano i prescelti per le conclusioni e la finalizzazione di quasi tutti i giochi, erano quelli che dovevano correre in contropiede e tirare anche da lontano… …avevano sempre la palla in mano…una bella vita per loro.
PIVOT i custodi delle aree, playmaker aggiunti vicino canestro, preposti a catturare rimbalzi, portare aiuti sulle linee di penetrazione , ribaltatori di lato quando salivano in post alto, portatori di blocchi così che ali e guardie potessero tirare indisturbati, e quei pochi punti che segnavano erano frutto dei rimbalzi d’attacco che riuscivano a conquistare…insomma un gran lavoro oscuro… Si giocava con un quintetto formato da un playmaker, una guardia, un’ala e due pivot. Questo era lo scenario quando iniziai a muovere i primi passi nel rettangolo di gioco nel lontano 1975, e siccome ero abbastanza alto da ragazzo, venni messo a giocare sotto canestro come pivot. Imparai l’arte del gioco in post basso fatto di finte ed uso del piede perno, uso del corpo per l’1c1 spalle a canestro, l’importanza del tempismo per conquistare la miglior posizione e come conservarla per catturare rimbalzi, imparai a fare tiri protetti e rovesciati e l’ uso del tabellone…mentre dal post alto imparai i corretti angolo di blocco, ad avere visione dei due lati del campo, l’1c1 fronte a canestro… considerando che il mio modello di riferimento era Larry Bird…uno che sapeva fare tutto…invece noi lunghi dovevamo tirare solo dentro l’area e saper tirare bene i tiri liberi per i falli subiti. Però nonostante tutto non mi sentivo un pivot puro perché basso e piccolo, ma neanche un’ala pura per come era concepito il ruolo, poco impostato, impacciato, e senza le certezze che mi ero costruito da pivot… e questo poteva diventare un problema… per mancanza di identità tecnica…Mi sono sempre chiesto perché nonostante abbia un buon tiro, non posso tirare da fuori area, visto che il mio difensore diretto neanche mi guardava???…Stava in aiuto…non dovevamo tirare!!! Ma io invece ho cominciato a farlo…assumendomi la responsabilità della mia scelta…sapendo che infrangevo delle consuetudini, facevo una cosa che NON era prevista dallo schema… e nonostante il tiro andasse a buon fine…le sentivo lo stesso…
QUELLO CHE ALTRI REPUTAVANO FOSSE UN LIMITE, IO L’HO SEMPRE CONSIDERATO UNA RISORSA…per me era un vantaggio saper fare più cose discretamente bene, invece di una sola benissimo…mi sentivo più utile alla squadra.. ed ho continuato, fino a farlo accettare ed apprezzare ai miei allenatori. Nel 1983 ho avuto la possibilità di poter giocare per la prima volta secondo le mie caratteristiche naturali, grazie alla lungimiranza di un allenatore che sapeva vedere l’essenza di un giocatore, e con risultati straordinari risultai il miglior italiano, vincemmo il campionato di A2 e salimmo in A1, ma il contesto generale era ancora intriso di abitudini e poco incline alle novità…a patto che non provenissero dall’altra parte dell’oceano…
Naturalmente non sapevo di aver creato un nuovo ruolo: quello che oggi chiamiamo power forward o quattro moderno…giocatore all’occorrenza dotato di tiro da fuori come un’ala e gioco interno come un pivot…AVEVO MESSO INSIEME DUE RUOLI NELLO STESSO GIOCATORE… Andando contro le consuetudini, i luoghi comuni e facendo di necessità virtù, posso dire di aver dato sviluppo al basket moderno incarnando un ruolo che non esisteva, e che propone innumerevoli sviluppi tattici…oggi è normale avere in squadra giocatori con queste caratteristiche…e da almeno venticinque anni le squadre sono formate partendo da questo ruolo, inoltre si è cominciato ad apprezzare, finalmente, anche i giocatori che sanno fare più cose.
Vorrei sia chiaro che qualsiasi cosa scriva, è riferita sempre ad un concetto di grande qualità = concentrazione, e motivazione per chiunque voglia diventare un giocatore di alto livello. Quindi vorrei si tenesse sempre in considerazione l’idea di COSTRUZIONE, MANTENIMENTO E CHIUSURA DEL VANTAGGIO, in attacco e in difesa.
Per nr 4 o ala – forte intendiamo un giocatore che abbia caratteristiche fisiche di potenza da pivot e di agilità da ala, che sappia giocare sia vicino che lontano da canestro. Entrando nello specifico tecnico e motivazionale del ruolo, la prima cosa che credo sia basilare è sapere che si è playmaker aggiunti dal post alto, questo significa che fai da PONTE tra gioco interno ed esterno, capendo dove sono stati costruiti i vantaggi e mandarci la palla. Oltre alle adeguate doti atletiche e tecniche cioè avere un ottimo tiro dalla lunga distanza, un ottimo controllo della palla per i passaggi spesso smarcanti, o per cambio lato da post alto come post da basso, avere ottimi movimenti spalle a canestro, le ulteriori doti necessarie per essere efficaci sono altruismo, disciplina, senso tattico, agonismo. I giocatori interni giocano in spazi molto ristretti, e devono saper usare molto bene le finte, i cambi di direzione e velocità per riuscire a mettere una gamba davanti al difensore tagliandolo fuori e prendendo così una posizione vantaggiosa, per un buon passaggio o per prendere un rimbalzo in attacco. Tutto questo lavoro, spesso, non è visibile neanche ai compagni che giocano da esterni…però un ala-forte lo conosce bene, e per questo…con altruismo… deve saperli coinvolgere, premiandoli ogni volta che riescono a prendere il più piccolo vantaggio sui difensori, chiudendo le triangolazioni con un passaggio post alto-basso. L’allenamento tecnico che sviluppa questi aspetti parte dall’1c0 per familiarizzare con tutti i movimenti di gioco interno ed esterno, all’1c1 con appoggio per capire come costruirsi e mantenere il vantaggio interni ed esterni, fino al 2c2 con appoggio per lavorare sulle triangolazioni, sviluppando inoltre il senso tattico. L’aspetto mentale è dato dalla consapevolezza che devo fare tutto con grande intensità e convinzione, necessari a procurarci i vantaggi. La disciplina e il senso tattico sono necessari anche nel portare a termine l’obiettivo del gioco che si è deciso, in base al piano partita…naturalmente sempre con un occhio sull’eventuale errore difensivo. In difesa l’ala-forte deve avere, oltre che senso tattico, anche un innato senso di aiutare i compagni in difficoltà, portando gli aiuti fino al limite dell’area e recuperando la posizione sul proprio avversario, per un efficace tagliafuori e conquista dell’eventuale rimbalzo. Un buon esercizio è il 2c1 con aiuto e rec, oppure 1c1 con appoggio che tira, per tagliafuori e rimbalzo difensivo.
L’agonismo infine è una componente essenziale del gioco del basket, è un mix tra la componente tecnica ed atletica, è la grinta, e lo spirito combattivo di cui siamo dotati in maniera innata, può aumentare in base alla motivazione che ho. Se scelgo di essere un giocatore di alto livello, mi stò dando una grande motivazione, e di conseguenza mi allenerò con grande agonismo. Nel ruolo di ala-forte la dinamicità con cui porto per es. un raddoppio e il recupero che ne consegue, ne determina la buona riuscita. Al nr 4 si chiede di correre il campo per un contropiede come primo rimorchio e anche presenza ai rimbalzi difensivi ed offensivi, che può conquistare arrivando in corsa. I rimbalzi infatti sono una voce importantissima nell’economia della partita: più ne prendo, più possessi sono a mia disposizione. Per allenarci allo sviluppo dell’agonismo creeremo esercizi di 1c1 da palla vagante, da rimbalzo, da recupero, da handicap, e ancora 3c2, 4c3, e altri esercizi da situazioni di vantaggio dell’attacco per stimolare l’orgoglio e il piacere di riuscire a rimediare ad una situazione di emergenza e difficoltà per la difesa.
Essere combattivi mi fà conquistare rimbalzi, palle vaganti, anticipare passaggi, correre in contropiede, prendere posizione, stoppare in recupero, arrivare prima degli altri sulla palla, fare canestri con buona percentuale…fare l’ultimo canestro per vincere…naturalmente ogni ruolo ha le sue caratteristiche ma… nessuno può fare a meno dell’agonismo… della concentrazione…e della passione che ci spinge a migliorarci giorno dopo giorno… non ci sono formule magiche, ma allenandoci con consapevolezza capiamo cosa, quando e perchè è giusto fare e cosa non lo è, ma soprattutto siamo in grado di auto-correggere i nostri errori…consentendoci così di entrare dentro il gioco…
…al prossimo appuntamento…Tiziano